La Basilica di Collemaggio racchiude in sé un insieme di stili diversi, frutto di lunghe e differenti fasi costruttive e di importanti interventi di recupero e di restauro cui la struttura è stata sottoposta nel corso dei secoli, a causa dei terremoti che hanno sconvolto il capoluogo abruzzese.
I criteri che hanno guidato i progetti di restauro della Basilica si sono basati sul rispetto del valore storico-artistico del monumento e sulla necessità di ricostruire le parti crollate e riparare quelle danneggiate, con l’obiettivo di ricreare un’immagine unitaria e coerente del monumento e, al tempo stesso, ottenere anche un miglioramento sismico del suo insieme strutturale.
In seguito al sisma dell’aprile del 2009, inoltre, la facciata rimase inaspettatamente intatta, mentre il suo interno fu gravemente danneggiato: crolli del transetto e della cupola centrale, gravi lesioni alle absidi, diffusi danni alle murature e dissesti alle colonne delle navate.
Il progetto di recupero della Basilica, avviato dal Comune dell’Aquila e da Eni con un protocollo d’intesa siglato nell’agosto 2012, ha proposto un modello di collaborazione di ampio respiro, che ha impegnato istituzioni centrali e locali, Università e impresa.
Il percorso di recupero ha affidato la progettazione, la Direzione dei lavori e il Coordinamento per la Sicurezza alla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici per l’Abruzzo, poi Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per L’Aquila e Cratere, che ha coordinato l’attività di supporto tecnico scientifico garantita dal Politecnico di Milano, dall’Università La Sapienza di Roma e dall’Università de L’Aquila.
L’apporto di Eni, oltre alla componente finanziaria del progetto, è consistito nell’attivazione delle sue competenze organizzative in progetti articolati, nell’utilizzo di tecnologie avanzate mutuate dalle sue attività di ricerca e di estrazione nel settore energetico e dalla capacità gestionale maturata nel contesto competitivo internazionale in scenari di grande complessità.
I lavori di restauro hanno riguardato il consolidamento della facciata, del campanile, dell’abside, di tutte le murature e dei pilastri della navata (anche con tecniche di smontaggio controllato), la ricostruzione della parte crollata del transetto, dei pilastri polilobati, dell’arco trionfale e delle coperture. Il restauro ha interessato anche la pavimentazione dell’area del transetto, le balaustre marmoree, gli affreschi e tanti altri preziosi dettagli della Basilica.
La conservazione, la sicurezza e il miglioramento sismico della Basilica sono stati gli obiettivi principali del progetto di restauro: le strutture sono state consolidate e le parti crollate ricostruite utilizzando tecniche e tecnologie di moderna concezione, ma compatibili e rispettose dei principi di tutela dei valori storico-artistici e culturali del monumento.
Il transetto ha subito i danni maggiori, con il collasso totale dei grandi pilastri polilobati, dell’arco trionfale e della copertura. I pilastri, infine, sono stati interamente ricostruiti, con struttura interna in cemento armato e paramento lapideo ricomposto.
L’Università de L’Aquila ha, inoltre, dato un suo contributo in termini di ricerca e di consulenza per quanto riguarda gli aspetti del restauro di alcuni elementi strutturali della Basilica, quali le murature delle pareti di navata, il collegamento tra la facciata principale e le pareti di navata e la torre campanaria.
In gran parte è stato previsto il ricorso a materiali di tipo tradizionale, quali l’acciaio inox per i tiranti e la malta di calce idraulica naturale NHL per le iniezioni, compatibili con il costruito e durevoli nel tempo, ma non è stato trascurato anche l’utilizzo di materiali d’innovazione più performanti, quali i nastri in fibra di carbonio o i tessuti in acciaio galvanizzato ad alta resistenza.